Castello di S.Giovanni d'Asso
Il paese medievale di S.Giovanni d'Asso sorge nel cuore del territorio delle Crete Senesi e del tartufo bianco, si raggiunge da Sinalunga [uscita Val di Chiana/Bettolle della A1] percorrendo la SS38 direzione Trequanda/Montisi o dalla scenografica direzione opposta, da Siena passando per Asciano e l'Abbazia di Monte Oliveto Maggiore.» Pagina delle Foto Posto sopra un colle a 310 metri di altezza, l'antico castello domina da una balza di creta digradante sul versante destro valle del torrente Asso e il centro abitato, bel borgo medievale. Il sito fu per primo abitato dagli Etruschi e nel Medio Evo divenne feudo di vari funzionari imperiali di stanza in Toscana [famiglie dei Paltronieri di Forteguerra, Scolari, Ardengheschi di Civitella] e oggetto di contese fra i Vescovi di Arezzo e Siena fino al 1178, anno in cui fu riconosciuta sul castello l'alta sovranità del comune senese. L'area dove sorge il nucleo fortificato è chiamata 'Borghetto'.
La sua costruzione fu eseguita in più fasi fra il 12° e il
14° secolo su disegno originale di Agostino e di Agnolo di Ventura,
architetti senesi. A partire dal 1200 San Giovanni d'Asso stato dimora
di numerose famiglie signorili senesi [Buonsignori, Salimbeni, Petroni
che nel 1313 intrapresero importanti lavori di ampliamento], e poi 'grancia'
[nome che definisce le possenti fattorie fortificate con fossati, ponte
levatoio, cantine, cisterne, frantoi nate per resistere agli assedi e
proteggere i raccolti in essa conservati] dello Spedale di Santa Maria
della Scala di Siena, a conferma dello stretto legame storico con
la sede dell'ex repubblica. Dal 15° secolo Siena esercitò il
dominio diretto su San Giovanni d'Asso. Il complesso è stato riaperto al pubblico nel 1999 dopo anni di
restauri, non ancora del tutto terminati. Il consolidamento e recupero
del castello sono stati concentrati in particolare sulla parte nobile
dell'edificio, oltre che sulla fortificazione strutturale. � stato il
vasto salone interno, impreziosito da uno splendido camino,
ad essere stato oggetto delle maggiori attenzioni, che hanno riportato
alla luce parte degli affreschi di Ventura Salimbeni, coperti in
epoche precedenti. |