Il Torrione è visitabile da Aprile a Ottobre: tutti i sabato
pomeriggio dalle 15,00 alle 19,00, tutte le domeniche dalle 10,00
alle 12,00 e dalle 15,00 alle 19,00.
Per
informazioni: Gruppo “Amici del Torrione” tel.
055/9707336 – cell. 333/3768631
» Dove si trova
la Torre di Galatrona
Visibile da buona parte del Valdarno e della Valdambra, la Torre
di Galatrona è ciò che resta di uno dei più importanti
castelli del territorio. Per la sua posizione
strategica si suppone
che la collina sia stata sede di insediamenti molto antichi. Alcuni
studiosi indicherebbero Galatrona come un toponimo di derivazione
etrusca, mentre le tracce murarie a forma
ellittica formate da grosse pietre arenarie, posizionate intorno
alla torre, indicano la presenza di uno stazionamento etrusco-romano.
Le
prime notizie certe sul castello risalgono al 963,
quando in un atto si cita Galatrona con l’antico
nome di
Canastruna come rocaforte a controllo di una vasta
porzione di territorio, in particolare la strada che giungeva
da Bucine a
Rendola. Fino all'inizio del XIII° secolo
le vicende di Galatrona sono legate, come tutta la Valdambra, alle
contese
tra Firenze e Arezzo prima e tra Firenze e Siena poi.
Nel XII° secolo il castello faceva parte del Viscontado
della Valdambra e nel 1220
Federico II confermò la proprietà del
castello ai
Conti Guidi. In seguito alle dure guerre intraprese dai Tarlati
di Arezzo contro i Guidi e gli Umbertini tra il 1318 e il 1321,
Galatrona fu occupata
da Saccone Tarlati e passò sotto il dominio aretino.
E’ solo
nel 1335, con il declino dei Tarlati e del comune
di Arezzo, che
i fiorentini occuparono il castello di Canastruna
e furono i suoi stessi uomini a nominare sindaco Martino Barfoli
che rese pubblico atto di sottomissione alla repubblica fiorentina
il 3 novembre di quell’anno. Da questo atto risulta
l’esistenza
di due torri: quella denominata “vecchia”,
non più esistente,
data in custodia a Piero Jannuzzi e quella “nuova” affidata
a Gino Cociacchi.
L’occupazione nel
1529 da parte
delle truppe del principe d’ Orange coinvolsero l’intera
Valdambra. Da una cartografia del 1584 le
mura fortificate del castello appaiono già in disuso. Una
tela del 1600 custodita nella Pieve Romanica di S. Giovanni
Battista in
Galatrona, ritrae sullo sfondo il castello con le due
torri, di cui una in decadenza, e i borghi all’esterno
scomparsi, segno evidente dell'abbandono del luogo. Da allora fino
ai nostri giorni il castello perse la sua funzione militare e non
si è trovato coinvolto
in particolari avvenimenti storici di rilievo, passando da un totale
abbandono al recente
restauro.
La
Torre si innalza dal suolo per circa 27 mt. ed è costruita
in pietra arenaria e murata a calcina. I lati della base
quadrata hanno una larghezza
di 7 mt. mantenuta inalterata verso la cima. Dopo aver
percorso una piccola rampa di scale, costruita durante il restauro,
si arriva
al varco di accesso attraverso un ballatoio
di legno. Quest’unica apertura di entrata è situata
ad un’altezza
di 4 mt. dal suolo; per accedervi anticamente venivano
usate scale retrattili. All’interno la costruzione è suddivisa
in sei piani oltre alla terrazza-tetto.
Il primo piano possiede una volta in mattoni di terracotta
a botte,
e dal pavimento
attraverso una botola originale si accede nel seminterrato
usato come cisterna. Questo si
deduce dall’attenta stuccatura in cocciopesto,
che rende tutt’oggi le pareti perfettamente impermeabili.
Questo enorme serbatoio è profondo 8 mt. di cui 4 mt. interrati
e 4 mt. al di sopra del suolo.
L’abitabile della torre, nonostante l’ampiezza delle
pareti esterne, è decisamente ristretto, con lati di. 3,40
mt ciascuno.
Questo è dovuto allo spessore delle mura, caratteristica
che dava robustezza e resistenza. La recente scala di ferro ci
porta al secondo piano, anch’esso
con il soffitto a volta, di. 3,80 mt. di altezza dal piano inferiore.
La costruzione continua la sua ascesa con altri 4 piani in legno.
Nel
restauro sono state rispettate le misure dei piani originali,
si possono ancora notare i vecchi alloggiamenti delle secolari
travature e, a uno sguardo più attento, si intravedono
anche gli spezzoni delle vecchie travi. Dal secondo al quinto ambiente,
ci sono 4 strette feritoie a piano con il classico basamento
a imbuto la cui parte larga
permetteva l’appoggio delle armi del tempo quali la balestra.
All’ultimo
piano c’è una piccola finestra
su tutti i lati i cui basamenti sono calpestabili per facilitare
l’affacciarsi verso l’esterno. Il Torrione
termina con una terrazza a lastre di pietra (alcune originali)
di circa 7 mt. di lato. Il pavimento di questa è sostenuto
da una terza volta sempre in mattoni disposti a coltello. Esternamente
si possono ancora notare buona parte dei beccatelli originali che
sorreggevano il
ballatoio dal quale le sentinelle svolgevano il loro compito. Alla
terrazza si accede salendo una ripida scala di ferro e da quassù si
domina buona parte del territorio del Valdarno e della Valdambra.