Eremo di San Guglielmo a Malavalle
Per giungervi: procedere da Livorno prendendo la S.S. 1 Aurelia e direzione Grosseto fino alle indicazioni per Castiglione della Pescaia. E' necessario poi seguire il percorso del vecchio acquedotto a pochi km da Castiglione. C'è il rischio di perdersi nel bosco per giungere all'eremo...A Cura di Fabio Figara.
Nella Toscana meridionale i due rami principali di eremiti, e gli unici anche a dimostrare una certa singolarità architettonica, erano indubbiamente gli agostiniani e i guglielmiti, quest'ultimi osservanti lo stile di vita di San Guglielmo di Malavalle. L'origine di Guglielmo di Malavalle è ancora incerta, anche se la maggior parte degli storici, basandosi soprattutto sulla sua biografia – peraltro unico documento certo - redatta dal discepolo Alberto, lo additano come membro di una stirpe nobile dell’Aquitania, il quale, dopo aver condotto una vita peccaminosa, fu addirittura scomunicato dal Papa. Per questo Guglielmo seguì il pontefice fino a Roma, dove ottenne l'assoluzione1. Da quel momento intraprese la vita del pellegrino penitente, giungendo a Gerusalemme prima e a Santiago de Compostela in seguito, e per poi trovare la sua pace in Toscana, inizialmente sul Monte Pisano, poi nel Lucchese, poi in Garfagnana, e infine a Castiglione della Pescaia2. E proprio nei pressi di Castiglione della Pescaia, in provincia di Grosseto, benché sperduto nell'entroterra, abbandonato a sé stesso e completamente avvolto dalla vegetazione della macchia mediterranea, l'eremo di San Guglielmo, costruito in una zona di bassa collina, nel luogo esatto dove l'eremita visse gli ultimi anni della sua vita, si colloca in un quadro culturale architettonico singolare. Inoltrandosi nel bosco per pochi chilometri, sempre costeggiando l'acquedotto, si scorgono i resti delle mura, dai quali si può risalire alla pianta dell'eremo; esso ricalca la struttura dei conventi benedettini: la presenza di una corte di fronte alla chiesa addossata sul lato sinistro, secondo uno stile riscontrato anche presso il Monastero di San Rabano presso i Monti dell'Uccellina, e gli ambienti, ovvero le celle dei monaci, disposte intorno al chiostro centrale3. La chiesa, oggi inaccessibile senza gli adeguati permessi, è risalente alla prima metà del XIII° secolo, è addossata alla parete principale della cinta muraria; costruita in chiaro stile romanico, rispecchia i caratteri principali dell'architettura eremitica toscana, con un semplice schema icnografico ad unica navata centrale rettangolare, divisa in tre campate da solidi semipilastri, senza contrafforti esterni, su cui sono impostati due archi trasversali che reggono la volta a botte a sesto leggermente acuto (e non con struttura lignea del tetto a vista).
Nel corso del XV° secolo venne abbandonato dai Guglielmiti, che si dispersero in comunità più prospere, e l'eremo fu affidato da Papa Pio IV ad un signore locale. Dopo la metà del XVI° secolo, a causa della guerra di Maremma (che interessò tutti i territori tra Piombino e lo Stato dei Presidi), subì nuovi guasti e venne disperso l'archivio monastico, e le sue strutture utilizzate come fortilizio. Agli inizi del XVII° secolo solo gli Agostiniani (ai quali, nel frattempo, l'eremo era stato affidato) si occuparono di piccoli lavori di restauro, per poi abbandonarlo definitivamente alla fine dello stesso secolo. Un ringraziamento particolare a Walter Bani con il quale ho condiviso questa “avventura” all’eremo sperduto nel bosco di Castiglione della Pescaia e per avermi mostrato i “misteriosi” simboli di Arcidosso. Fabio Figara © 2007 - Tutte le foto sono dell’autore |